Enrichetta Manzoni Blondel

Enrichetta Manzoni Blondel

Era il 1807 quando la madre di Alessandro Manzoni, Giulia Manzoni Beccaria, dopo che due o tre altri disegni matrimoniali per Alessandro erano sfumati, appuntò la sua attenzione su Enrichetta Blondel, allora sedicenne. Giulia aveva conosciuto la famiglia Blondel grazie a un’amica, Carlotta Blondel, parente dei futuri consuoceri.¹

Enrichetta era nata nel 1791 a Casirate d’Adda, provincia di Bergamo. La madre, Maria Mariton, fervente calvinista, era originaria della Linguadoca, mentre il padre, Francesco, era svizzero. Emigrato in Italia nel 1771, fondò un’industria tessile e si arricchì con l’allevamento e il commercio di bachi da seta (si ricordi la “filanda” dei Promessi sposi). Enrichetta era la terza di otto figli che il padre volle tutti battezzare secondo il rito cattolico, perché non voleva che fossero diversi dagli altri bambini; la madre non si oppose ma, autoritaria e severa, allevò i figli nella religione calvinista.

La giovane era minuta, bionda, graziosa e sottomessa nei modi. Piacque subito a Giulia e piacque pure, quando la conobbe, ad Alessandro. Evidentemente anche alla ragazza il giovane risultò gradito; e, cosa per lui di fondamentale importanza, Enrichetta si affezionò sinceramente alla suocera, con la quale ebbe sempre un ottimo rapporto.

Le nozze si celebrarono il 18 Novembre del 1808 con rito calvinista, in quanto per sposarsi con rito cattolico i due avrebbero dovuto (cosa che trascurarono di fare) chiedere la dispensa, essendo la ragazza di religione diversa, benché battezzata secondo il rito cattolico. Il matrimonio venne aspramente criticato in città, perché si giudicò scandaloso che un nobile (i Manzoni di Lecco erano Conti), parente di religiosi (lo zio di Alessandro era monsignore e una zia era monaca) sposasse una protestante. La giovane coppia, insieme a Giulia, rimase per un po’ in Italia, ma il fatto che in città si parlasse male di loro li spinse a partire per Parigi, città in cui Giulia viveva stabilmente dal 1796² e dove aveva molte conoscenze.

Nel Dicembre del 1808 nasceva a Parigi la primogenita della coppia, Giulia Claudia (Giulietta). Nei due anni che i coniugi Manzoni restarono a Parigi, oltre alla nascita della loro primogenita, si verificò un altro importante avvenimento per la vita dei due sposi: la conversione di Enrichetta al cattolicesimo con abiura del calvinismo (22 Maggio 1810). Poco prima della conversione, il 15 Febbraio del 1810 Alessandro ed Enrichetta ritennero giusto celebrare il loro matrimonio con rito cattolico. Insieme a Enrichetta, ciascuno giungendovi attraverso un proprio percorso, ritrovarono la fede anche Alessandro e Giulia.3

Questa nuova condizione portò i Manzoni a desiderare di “cambiare vita” e tutti insieme decisero di tornare in Italia per stabilirvisi. Intanto la notizia dell’abiura di Enrichetta li precedette, giunta attraverso un parente che si trovava a Parigi. Risvegliò nei genitori della ragazza una tremenda collera, tanto che essi si rifiutarono di incontrare la figlia una volta tornata in Italia. I rapporti tra le due famiglie furono compromessi per sempre. Enrichetta al suo arrivo riuscì a incontrare i suoi, ma solo dopo aver inviato strazianti lettere in cui implorava i genitori di mostrarsi comprensivi, e grazie all’intercessione del fratello Carlo. Durante quel viaggio, che durò quasi un mese per le continue soste causate dai problemi di salute di Enrichetta, si ammalarono un po’ tutti. Per Enrichetta però, forse anche per il suo stato di prostrazione psicologica, la cosa fu particolarmente grave. Da allora la salute di Enrichetta conobbe un lento e inesorabile peggioramento.

I Manzoni in un primo momento si stabilirono a Brusuglio4. Enrichetta stava spesso male, e a questo stato di salute cagionevole contribuivano probabilmente anche le frequenti gravidanze e la rigida disciplina religiosa a cui la donna si sottoponeva (con digiuni e privazioni di vario tipo), su indicazione della sua guida spirituale in Italia, padre Tosi. L’inverno successivo i Manzoni si trasferirono a Milano in una casa in affitto, ma passavano sempre gran parte dell’anno a Brusuglio. Lì nacque nel Settembre del 1812, prematura, la loro seconda bambina, Vittoria Luigia Maria, che visse solo un giorno.

Nell’inverno del 1812 muore il padre di Enrichetta per un colpo apoplettico; aveva riallacciato rapporti con la figlia, ma non con Alessandro e Giulia Manzoni. Con i soldi dell’eredità fu comprata una casa (“casa civile con giardino”, come scritto nell’atto di acquisto) a Milano, in via del Morone.

La vita di Enrichetta trascorre fra gravidanze (circa una ogni due anni), malattie e fede. Essa non ebbe mai grandi svaghi, né molte amicizie. Ai pochi amici scriveva lettere in cui raccontava le novità del vicinato, i suoi malesseri, le sue gravidanze, i salassi (terapia molto diffusa all’epoca), i progressi dei bambini. Allattava da sola i figli che le nascevano e si occupò personalmente, coadiuvata da istitutori, della loro educazione, finché le forze glielo permisero.

Dal Luglio del 1813 al Luglio del 1830 le nascono 8 figli (che quindi, insieme a Giulietta, sono in tutto 9).

  1. Pier Luigi (Pietro) Luglio 1813
  2. Cristina Luglio 1815
  3. Sofia Novembre 1817
  4. Enrico Luglio 1819
  5. Clara Agosto 1821 (che morirà a due anni per morbillo)
  6. Vittoria Settembre 1822
  7. Filippo Marzo 1826
  8. Matilde Luglio 1830

Poco dopo la nascita di Enrico, Alessandro decise finalmente di attuare il suo proposito (già dal 1814 manifestava questo desiderio)5 di tornare a Parigi. L’intenzione iniziale di Alessandro, benché Enrichetta fosse contraria, era di vendere i suoi beni in Italia e di stabilirvisi. Nell’arco di pochi mesi però, una serie di delusioni relative alle condizioni di vita a Parigi portarono anche Alessandro ad agognare il ritorno in Italia. Nel Settembre del 1820 i coniugi erano di nuovo a Brusuglio.

I Manzoni nell’estate del 1827 decisero di partire per Genova, Livorno e Firenze, per abbinare i bagni di mare di cui, secondo i medici, necessitava Enrichetta, al desiderio di Alessandro di ascoltare la lingua toscana parlata.6 Il viaggio durò quasi quattro mesi. La salute di Enrichetta non migliorò; passava da un salasso all’altro, da un disturbo all’altro. Soffriva di bronchite con febbre alta e aveva varie ricadute.

Nel mese di Maggio del 1831 Giulia, la primogenita, si unì in matrimonio con Massimo d’Azeglio. Nell’Agosto dello stesso anno Vittoria Manzoni, che allora aveva nove anni, fu mandata a Lodi in collegio; Enrichetta era troppo stanca, troppo malandata per occuparsi della figlia, ma certamente visse questa separazione con grande sofferenza. La corrispondenza epistolare tra Vittoria e la madre in collegio fu molto fitta; in alcune lettere si parla della nascita prematura della figlia di Giulia e Massimo (Alessandra, “Rina”), dei timori per la sopravvivenza della piccola, della sua ripresa.

Nell’estate del 1833 Enrichetta accusa “forti dolori di viscere” 7, e la sua salute peggiora in modo considerevole. La sofferenza si protrae per tutto l’autunno; i primi di Dicembre torna Vittoria dal collegio per pochi giorni; non potrà rivedere la madre.

Enrichetta muore il giorno di Natale alle otto di sera. Il Manzoni scrisse l’epigrafe per la sua tomba:

AD ENRICHETTA MANZONI NATA BLONDEL

NUORA  MOGLIE MADRE INCOMPARABILE

LA SUOCERA IL MARITO I FIGLI , PREGANO,

CON CALDE LACRIME MA CON VIVA FIDUCIA

LA GLORIA DEL CIELO

Molto eloquenti sono le parole che scrive la madre di Alessandro, nonna Giulia, a Vittoria in collegio:

“Mia carissima Vittoria, Iddio ci ha tolta quell’angelica creatura, che ci aveva data nella Sua misericordia per noi: a te per madre, a me per la più cara figlia, a tuo padre per incomparabile compagna…”

  1. La signora Blondel qualche tempo prima aveva fatto da tramite per la vendita di un immobile di Carlo Imbonati (compagno di Giulia) ai Blondel (genitori di Enrichetta)
  2. Aveva vissuto inizialmente con Carlo Imbonati e successivamente, per altri 5 anni, con Alessandro quando, dopo la morte dell’Imbonati, il figlio la raggiunse a Parigi. 
  3. In quel periodo i Manzoni frequentavano un gruppo di patrioti piemontesi che piacevano molto ad Enrichetta per la loro rettitudine e i loro costumi. Sembra che la loro frequentazione abbia molto influito sulla decisione della giovane di accostarsi al cattolicesimo.
  4. Grande villa con parco in provincia di Milano appartenuta a Carlo Imbonati e lasciata in eredità a Giulia. 
  5. Nella primavera del 1814 fu trucidato dalla folla inferocita Giuseppe Prina, ministro delle finanze del napoleonico Regno di Italia, odiato dal popolo perché troppo ossequente ai francesi. A Milano era tornato un governatore austriaco. A Manzoni, visto con una certa diffidenza dalle autorità austriache, erano stati negati i passaporti. 
  6. Voleva dare ai suoi “Promessi sposi” quella purezza di accento che temeva che mancasse al romanzo.
  7. Così viene descritta la malattia di Enrichetta dalla suocera, in una lettera inviata ai Falquet-Planta, amici di famiglia.

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