Adelchi in Musica

Adelchi in Musica

Nonostante il giudizio estremamente severo del Manzoni, non possiamo, noi posteri, non riconoscere lo straordinario pregio di un’opera come l’Adelchi, che offre non solo spunti di riflessione, ma anche monologhi di una potenza – dal punto di vista filosofico – e di una forza drammatica inimitabili. Riporto qui un piccolo esperimento che è consistito nel mettere in musica le ultime parole che Adelchi rivolge al padre – non proprio “le ultimissime” (quelle che chiudono la scena decima del quinto atto), bensì alcune di quelle contenute nel monologo della scena ottava -, alle quali è affidato il senso, il significato più profondo, della tragedia. Una precisazione: la scena ottava è storicamente infondata; dopo la vittoria di Carlo Magno,...

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Adelchi del Manzoni: critica e autocritica

Adelchi del Manzoni: critica e autocritica

La tragedia venne pubblicata per la prima volta nel 1822, e tradotta in Francia e in Germania. Qui conobbe un successo particolare, grazie all’entusiasmo e all’ammirazione che suscitò in Goethe (grande studioso di lingue, naturalista, scrittore e poeta), un intellettuale di spicco nel panorama culturale dell’epoca. Quello che secondo Goethe è degno infatti della massima approvazione è che “egli [sc. il Manzoni] abbia [...] prestato a personaggi d’un’epoca semibarbara, una mentalità e dei sentimenti d’una delicatezza quale non può produrre che la più alta cultura religiosa e morale dei tempi nostri”. Si pensi all’estremo atto di silenziosa protesta di un’Ermengarda, donna innamorata e tradita per la sete di potere, “la ragion di...

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Adelchi del Manzoni: l’interesse per la storia

Adelchi del Manzoni: l’interesse per la storia

Il Manzoni inizia a scrivere l’Adelchi nel Novembre del 1820. La tragedia è ambientata in Italia, alla fine del secolo VIII: la dominazione longobarda sta per giungere al termine, con la conquista della città di Pavia da parte dei Franchi di Carlo Magno. Adelchi, figlio del re longobardo Desiderio, dopo aver in un primo tempo cercato di evitare la guerra (causata dalle solite brame di potere), vi si sottomette per amore verso il padre e combatte valorosamente fino alla morte. Le sue ultime parole, rivolte a Desiderio sconfitto (in presenza del nuovo re Carlo Magno), costituiscono il distillato della morale sottesa a tutta la vicenda: nel mondo ci sono solo vincitori o vinti, l’uomo di potere o procura il male o lo subisce. Dunque, l’aver perso il trono...

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